venerdì 5 marzo 2010

Mafia: la procura di Palermo riapre l'inchiesta su Massimo Ciancimino

La Procura della Repubblica di Palermo ha riaperto l'inchiesta per associazione mafiosa nei confronti di Massimo Ciancimino, gia' avviata nel 2002 e archiviata nel 2007. La sua nuova iscrizione nel registro degli indagati e' un atto dovuto dopo che lo stesso Ciancimino ha ammesso di aver fatto da postino di messaggi indirizzati al boss corleonese Bernardo Provenzano da suo padre Vito, l'ex sindaco di Palermo morto nel 2002 dopo essere stato condannato per mafia, e ora indicato da suo figlio come intermediario della presunta trattativa tra Cosa Nostra ed esponenti delle istituzioni. Nei mesi scorsi, a piu' riprese, Massimo Ciancimino ha consegnato al procuratore aggiunto Antonio Ingroia e ai pm Nino Di Matteo, Paolo Guido e Roberto Scarpinato, i 'pizzini' che aveva conservato e che custodiva in una cassetta di sicurezza all'estero. Ciancimino ha inoltre fornito ai magistrati il cosi' detto 'papello', cioe' la lista di richieste che Toto' Riina aveva messo a punto come condizione per cessare l'offensiva stragista contro lo Stato e che Vito Ciancimino aveva poi rimaneggiato. Contrariamente a quanto ritenuto dalla Procura nel 2007, quando Massimo Ciancimino era stato considerato uno stumento inconsapevole di suo padre, i pm ora ipotizzano un suo ruolo attivo al servizio di Cosa Nostra anche in relazione ai contatti da lui tenuti con un mai identificato agente 'deviato' dei servizi segreti che avrebbe avuto un dialogo diretto con Provenzano. Ciancimino, condannato in appello a tre anni e sei mesi per riciclaggio e fittizia intestazione di beni nell'ambito del processo sul 'tesoro' del padre, e' attualmente indagato anche dalla Procura di Ferrara per associazione a delinquere finalizzata alla truffa e all'evasione fiscale.
(Agi)

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