venerdì 5 marzo 2010

Per nulla Ultimo

È bastato che si riparlasse delle stragi di mafia, che ritornassero alla mente le morti di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, per far scattare Capitano Ultimo. Si è ribellato a chi, con le rivelazioni di Massimo Ciancimino, metteva in dubbio le sentenze e il lavoro di uomini che hanno sacrificato la loro vita per combattere boss e ha detto: "Le dichiarazioni di Ciancimino sull’arresto di Riina sono l’ennesima aggressione di stampo mafioso. Ma la cosa più grave è che ci sia qualcuno all’interno delle istituzioni che legittima questo servo di Riina". È così Sergio De Caprio, alias Capitano Ultimo: lui non le manda a dire.
Sul presunto accordo tra Bernardo Provenzano e lo Stato per la cattura del capo dei capi, evocato dal figlio di Vito Ciancimino, il colonnello dei carabinieri ha detto la sua.
De Caprio è un ribelle, uno che non piega la testa davanti al sopruso, alla costrizione, a ciò che non capisce. È uno che chiede "Perché?". Rispetta solo chi stima, obbedisce solo a chi crede giusto. Rispettava Falcone e Borsellino e ne ha onorato la memoria combattendo la mafia. Sono stati i risultati investigativi a salvarlo dalle conseguenze di questo essere controcorrente: sua la Duomo connection, l’operazione che nel 1989 ha svelato le collusioni tra politica e mafia corleonese in Lombardia; suoi gli arresti di numerosi latitanti. Fino alla cattura di Totò Riina, a Palermo. Ma neppure i complimenti e le “celebrazioni” addomesticano De Caprio.
"Paperoni", "Giacche blu" sono alcuni degli epiteti con cui bolla i burocrati che vogliono fare carriera a tutti i costi. Ha scelto un nome in codice che ne sottolinea la distanza: "Se loro vogliono essere i primi, io, allora, sono l’ultimo. Il potere non è un privilegio e il comando degli uomini è esempio. Al di fuori di questa linea io mi ribello". Ribelle nel pensiero ma anche nella forma: non indossa la cravatta, solo una sciarpa indiana e i capelli sono a mo’ di codino.
Nel 1997 Crimor, il reparto da lui fondato, viene soppresso. Lui scrive parole di fuoco che finiscono sui giornali. "L’egemonismo burokratico celebra se stesso e il suo potere di sovrastruttura fine a se stessa. È l’ora di ripiegare soggettivamente su posizioni alternative. Uscendo dai percorsi di lotta alla criminalità mafiosa sento il dovere di ringraziare quegli uomini valorosi con cui ho avuto il privilegio di vivere combattendo".
A luglio scorso gli viene revocata la scorta, nonostante le dichiarazioni dei pentiti che parlano di pericolo per la sua vita. Lui fa spallucce e, per non diventare un facile bersaglio, compra un motorino e si sposta con quello. È fatto così De Caprio. Per nulla Ultimo.

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